Glifosato, prodotto fitosanitario e utilizzo indiscriminato
L’utilizzo dei prodotti fitosanitari nelle coltivazioni: implicazioni socioeconomiche e soluzioni all’utilizzo indiscriminato del glifosato
Tra i tanti pesticidi, tecnicamente definiti prodotti fitosanitari quello più conosciuto è il glifosato; il glifosato è una sostanza chimica ampiamente utilizzata negli erbicidi.
I prodotti fitosanitari a base di glifosato, ossia formulazioni contenenti il principio attivo “glifosato” nonché coformulanti ed eventualmente altre sostanze chimiche – sono utilizzati principalmente in agricoltura e orticoltura per combattere le erbe infestanti che competono con le colture e, tra l’altro, anche per mantenere la massicciata ferroviaria libera da infestanti.
Come non ricordarci qualche anno fa, lo scandalo di alcune marche produttrici di pasta (livelli di glifosato elevati), anche in virtù di tutte le normative già presentì a tutela del rispetto dei valori limite e della gestione del rischio relativo a questo erbicida.
I danni per la biodiversità e gli ecosistemi
In Italia ogni anno si effondono 24.000 tonnellate di diserbanti prima della semina di cereali, legumi, verdure; per quanto riguarda i prodotti ortofrutticoli prima o durante la piantumazione degli alberi vengono utilizzati e irrorati alla base delle piante di frutta (mele, pere, nocciole ect) ad esclusione delle coltivazioni biologiche.
L’utilità di erbicidi è proprio quella di eliminare vegetazione infestante spontanea, che spesso va a danneggiare e impattare sullo sviluppo di ortaggi e verdure che arrivano sulle nostre tavole.
Un altro impatto rilevante di queste sostanze è quello che causa la morte delle api durante l’impollinazione; una delle cause è anche la continua esposizione a tutte le sostanze ritrovate nella cera, che le api assimilano con il nettare e il polline, o con cui entrano in contatto negli alveari, dove vengono utilizzate contro i parassiti come la varroa. Si genera quindi un circolo vizioso: api sempre più deboli sono trattate con antiparassitari affinché resistano alle infezioni, ma quando vanno a impollinare assorbono molte sostanze tossiche, che continuano a indebolirle o eliminarle.
Ci sono poi le possibili ricadute sulla salute umana, soprattutto per quanto riguarda l’impiego in cosmetici come i prodotti per la cute (creme, cosmetici vari ect.) , perché attraverso la pelle è possibile che si determini un assorbimento significativo dei pesticidi. Lo stesso vale per gli alimenti; in questo caso la maggior parte degli impieghi riguarda la parte esterna di alcuni cibi, per esempio la copertura di certi formaggi.
È bene ricordare che il glifosato rientra nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (categoria 2A). Nella stessa categoria sono presenti quasi un centinaio di agenti, tra cui, a titolo di esempio, il DDT, gli steroidi anabolizzanti le emissioni da frittura ad alta temperatura, le carni rosse, le bevande bevute molto calde e le emissioni prodotte dal fuoco dei camini domestici alimentati con biomasse, soprattutto legna. In pratica si tratta di sostanze per cui ci sono prove limitate di cancerogenicità negli esseri umani, ma dimostrazioni più significative nei test con gli animali.
Quali alternative all’utilizzo?
Coltivare senza fare uso di erbicidi di sintesi è già possibile e l’agricoltura biologica ne è un esempio. È possibile limitare l’uso di pesticidi ai casi di stretta necessità, anche con una gestione integrata delle piante infestanti (Integrated Weed Management, IWM), cioè perfezionando le pratiche agricole fisiche, meccaniche, biologiche ed ecologiche con la vasta conoscenza ormai a nostra disposizione.
Un’agricoltura senza pesticidi non permette alla specie infestanti di incrementare la loro resistenza, riducendo l’erosione del suolo, proteggendo anche la biodiversità.
Alcune aziende del settore bio hanno rilevato che anche economicamente è vantaggioso l’utilizzo di pratiche agricole fisiche/meccaniche piuttosto che adeguarsi all’agricoltura convenzionale che utilizza il glifosato.
Questo aspetto ha una rilevanza importante per diverse ragioni:
- Aumento dei posti di lavoro attraverso l’utilizzo di macchine e operazioni manuali
- risparmio economico nell’acquisto delle sostanze chimiche
- sostenibilità ambientale per esempio con la presenza di molluschi gasteropodi clitellati (sempre meno presenti)
- qualità e sicurezza del prodotto
Il periodo di approvazione dell’uso del glifosato nell’UE si conclude il 15 dicembre 2023 dopo una proroga di un anno considerata la scadenza al 15/12/2022 come da Regolamento di esecuzione (UE) 2017/2324
Il nostro governo non ha ancora espresso una posizione netta sul rinnovo del glifosato, ma se, come emerge da molte dichiarazioni pubbliche, si vuole tutelare il Made in Italy, eliminare dalle nostre filiere questa sostanza dannosa è un passo obbligato. Una transizione verso tecniche che non utilizzino sostanze chimiche di sintesi è una grande opportunità per l’agricoltura del nostro Paese.